Investigazioni Assenteismo Dipendenti



Investigazioni Assenteismo Dipendenti

Assenteismo Dipendenti Investigazioni | AZ Investigation
Ricordate il caso dell'agente forestale allontanatosi dal posto di lavoro per assistere la madre malata che invece ne approfittava per dare il via ad una nuova carriera come porno-attore? E' solo uno dei tanti casi di persone che hanno usufruito della legge 104, divenendo dei veri e propri assenteisti di professione. Con AZ Investigation ci troviamo spesso a dover scongiurare il fenomeno che in Italia risulta ben radicato. Tra le cause per abbandonare il posto di lavoro si spazia da vere e proprie attività parallele, alla più classica delle motivazioni: una relazione clandestina.

Sono realtà che in alcuni casi, sfiorano addirittura il ridicolo, certo c’è poco da stare allegri se si pensa che vengono spesi per queste persone milioni di euro dei contribuenti.
Le statistiche riportano, infatti, una percentuale pari a più del 10% di dipendenti che usufruisce di questa legge di cui un gran numero è destinato a tradire la fiducia del proprio superiore.
Il settore della scuola è quello che detiene il primato in ambito pubblico, ma anche il privato subisce ingenti danni in proposito. Lombardia, Sicilia, Lazio e Campania sono le regioni più colpite da assenteismo e costano allo Stato circa 3 milioni di euro l’anno. A questo tipo di problema, si aggiunge la vera e propria corruzione con ASL e medici specializzati pronti a modificare le diagnosi pur di agevolare chi proprio a lavoro non ci vuole andare.
Solo pochi mesi fa un’indagine ha visto protagonista AZ Investigation nel monitoraggio e la raccolta di prove di un “furbetto da 104”. L’uscita forzata dal lavoro a causa di un fratello a carico portatore di handicap, si rivelava null’altro che la necessità di rimettersi in forma, con corsi in palestra e spesa pressoché giornaliera tra cosmetici e prodotti bio…evidentemente ci teneva proprio alla linea!
La fornitura di prove inconfutabili a danni del malcapitato ha portato ad un licenziamento per giusta causa, allertando il datore di lavoro ed allo stesso tempo chi pensava di prendere la stessa piega del collega. Proprio qualche giorno fa è intervenuta la Cassazione con una serie di sentenze per ristabilire quelli che sono i diritti di chi usufruisce di questa legge entrata in vigore nel 1992 sottolineando, allo stesso tempo, le reali motivazioni per usufruire del regolamento. Quello che è, insomma, un atto insindacabile a supporto dei meno fortunati spesso si ribalta per assumere i connotati osceni di assenteisti seriali, giustificati da una diritto che sa di beffa.
Per scongiurare del tutto il fenomeno è importante rilevare, a mio avviso, la legittimità delle azioni, per poi intensificare le modalità con le quali queste devono essere eseguite (es. non attività una tantum ma attività continuative). Con il tasso di disoccupazione che c’è in giro è difficile “digerire” atteggiamenti del genere. La questione, ovviamente, è prima di tutto etica, ma quando le intenzioni virano, perdendo di vista il buon senso, c’è bisogno di un intervento mirato e veloce che permetta di trovare prove inconfutabili da esibire nelle sedi adeguate.




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