Fare il detective… non è un gioco!

E’ necessaria ancora la figura dell’ investigatore privato oggi? Alcune volte me lo chiedo.

Quando mi trovo a confrontarmi con persone che pensano di poter risolvere tutto con la tecnologia, quando ricevo clienti che non riconoscono la tua professionalità, quando vedo “detective” improvvisati che logorano questo mestiere con errori banali e compensi improbabili. Il mio non vuole essere uno scritto polemico che mira ad evidenziare le cose che non funzionano, ma in un mestiere come quello dell’investigatore privato ci vuole tanta passione e senso pratico per non lasciarsi demoralizzare da un “gioco” che può fare molto male.

La nostra è un’attività delicata, sia quando parliamo di grandi incarichi ad opera di multinazionali e corporate di alto livello, sia quando ci troviamo a fronteggiare il più classico caso di adulterio che vede contrapposti marito e moglie. Se non altro perché abbiamo a che fare con le vite delle persone, con comportamenti che spesso sono dettati da qualcosa di più profondo di quello che si manifesta in apparenza, con dati sensibili ed una privacy che va tutelata sempre.

Non ci si può improvvisare detective se non si conoscono le regole.

Oggi le norme da rispettare sono così cavillose e necessarie che ci si trova ad essere spesso una figura borderline… e la bravura è proprio lì, nell’ evitare di sconfinare oltre il limite. La professione del detective privato nel mondo, poi, cambia a seconda del luogo in cui ci si trova.

In molti paesi europei, per esempio, la nostra professione è regolamentata. In Germania o in Inghilterra l’attività è libera, in Francia, invece, è sotto il controllo di un’autorità amministrativa autonoma. Bisogna essere informati sempre.

La tecnologia, invece, può essere senza dubbio un supporto fondamentale, ma quello che distingue il lavoro degli investigatori è principalmente l’intuito, la strategia, il percorso cucito su misura per ogni cliente e non semplicemente una fotocamera di ultima generazione.

Essendo nel settore da più di quarant’anni, se volessi fare una stima delle richieste dei clienti, circa l’80% potrebbe rappresentare un vero e proprio lasciapassare per mettersi nei guai con la giustizia. Per questo ci tengo a sottolineare la delicatezza con cui vanno affrontati i singoli casi senza tralasciare anche il più piccolo particolare, evidenziando i problemi e dicendo anche qualche NO, perché per me l’etica non è una parola vuota, ma un concetto a cui attribuisco un valore inestimabile.

 








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